
CASAMATTA: L’ONESTÀ PALATALE DI MAURO DEL PIZZO E LA SUA TRATTORIA METROPOLITANA IN CENTRO A PESCARA
A cura di Francesca Mancini
È schietto e diretto Mauro Del Pizzo, cuoco autodidatta, che da dicembre scorso ha aperto le porte della sua Casamatta, trattoria metropolitana in via Venezia a Pescara.
Pochi mesi dall’apertura e già tante vicissitudini da raccontare, non ultima appunto la pandemia che sta piegando l’intero comparto enogastronomico italiano, ma Del Pizzo non molla un colpo, anzi, combatte per portare a termine il suo sogno e trasformare Casamatta in trattoria con alloggi.
Un nome particolare per un locale particolare, le casematte infatti erano in tempo di guerra delle strutture solide e a prova di bomba, destinate a preservare l’integrità delle armi, delle munizioni, dell’artiglieria pesante; dei luoghi inespugnabili che passato il tormento bellicoso, in alcuni casi sono stati trasformati in alloggi sicuri per senza tetto e feriti. Un ricovero a tutti gli effetti, che in questo caso a Pescara si trasforma in una tavola con memoria storica e giaciglio in pieno stile urban, per chi decide di sostare o fermarsi in città.
Un’idea nata negli anni, Del Pizzo infatti calca la scena pescarese ininterrottamente dal 1997, che ha preso forma in un palazzo di architettura razionalista, grazie all’intuitiva genialità cosmopolita del direttore creativo dello studio SummitLab, Sabina De Deo, che attraverso l’impiego di materiali non per forza troppo ricercati o eclatanti, è riuscita a dare al locale un immaginario più vicino agli ambient della casa italiana. Legno, colori tenui e caldi si alternano a stoffe di velluto che ricordano un po’ i vecchi saloni d’antan, quando le luci filtravano i vapori provenienti delle cucine che ipnotici creavano giochi vorticosi di ombre. Anche il logo del progetto è in piena sintonia con il resto, studiato appunto da Giuseppe Di Vincenzo, e che racchiude in pochi tratti la filosofia dell’intero ecosistema.
Si ha una veduta particolare dal piano rialzato in cui trovano alloggio gli elementi architettonici che come un puzzle vanno a comporre l’unità estetica di Casamatta che, in piena coerenza con la cucina, abbatte le barriere tra brigata e commensali e arricchisce le pareti con la personale selezione di vini dello chef, un modo diverso di proporre la carta dei vini che in questo caso è a vista, e gli ingredienti che compongono i piatti in menù che, per l’occasione, possono diventare regali speciali da confezionare e portare a casa, come gli aceti balsamici, la colatura di alici di Cetara e prestigiosi distillati.

“Con la mia trattoria mi piacerebbe trasmettere a chi avrà il piacere di sedersi alla mia tavola – esordisce Del Pizzo durante la conferenza stampa organizzata per la presentazione di Casamatta – La mia memoria storica e palatale. Sono un cuoco autodidatta, non sono nato in cucina, ma in essa ho militato per anni, prima con i miei nonni, mezzadri, che conducevano una vita contadina tra i campi di grano e i mulini per le farine. Ho un ricordo netto del gusto della pasta e fagioli di quando ero bambino e quei sapori, quei ricordi voglio metterli nei miei piatti, senza stravolgere nulla”.
“Per lavoro mi trovo spesso a riflettere insieme a cuochi e ristoratori e per quanto mi riguarda ho apprezzato l’onestà palatale di Mauro che condivido per mia stessa origine famigliare – ha commentato Sabina De Deo – Due bagagli culturali che abbiamo unito per mettere in piedi quell’idea di casa che avevamo, senza dover ricorrere per forza a quell’esagerato design che contraddistingue troppe volte, adesso, i luoghi di ristoro. Quando entro in alcuni ristoranti e poi provo ad elaborare il senso della cucina che assaggio in quel luogo, mi rendo conto che il design tante volte non lascia trasparire l’anima del cuoco o del proprietario e del progetto di lavoro. Si tende spesso a non rispecchiare qual è la vera filosofia che invece in questo caso ritengo sia ben più che evidente; Mauro Del Pizzo ha una sua idea di piatto fatta di memoria, di evocazione della storia della cucina italiana che riesce a dare sintesi e verità anche a piatti che non sono tipicamente abruzzesi”.
Onestà intellettuale e palatale e la memoria storica saranno dunque gli ingredienti principali di una cucina verace abruzzese e italiana, che non vuole fare il verso alla tradizione e nemmeno scimmiottare la cucina moderna, da cui Del Pizzo con Alessandro Persia, il suo secondo, riprendono solo la tecnica per alleggerire salse, sughi e condimenti che al giorno d’oggi non hanno più senso di essere ipercalorici e pesanti, ma adeguati e confortevoli anche per un veloce pranzo di lavoro.


Per la degustazione, insieme al Cerasuolo d’Abruzzo di Torrei dei Beati “Rosa-ae”, sono stati serviti un cannolo di filetto di peperone arrosto farcito con salsa tonnata che fa tanto bignè salato della festa di compleanno di bimbo; i ceppetti, ovvero delle sagne fatte in casa dal formato particolare, arricchiti da un sugo saporito di ceci e baccalà, che richiamano tanto la cucina dell’entroterra abruzzese, quando le zuppe calde servivano a riscaldare le membra stanche e riempire stomaci affamati. In ultimo l’agnello, che in Abruzzo non può mancare, la carne della festa, presentato nella forma di un medaglione di carne macinata, cotto con maestria, arricchito da pecorino di Atri e pane sbriciolato e insaporito nell’acqua di pomodoro, un modo diverso di proporre la storica polpetta di carne che nel XIX secolo dal porto di Amburgo fu portata in Nordamerica dai numerosi tedeschi immigrati negli States e che ancora oggi gode di grande popolarità mondiale.
Casamatta si propone quindi di diventare un luogo tipico del conforto, dove vale il motto “a casa mia, come a casa tua”.

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