Il Trebbiano Macerato 2019 Doc di Barone Cornacchia è molto più di un semplice vino

IL TREBBIANO MACERATO 2019 DOC DI BARONE CORNACCHIA È MOLTO PIÙ DI UN SEMPLICE VINO

Tra ricordo e savoir faire di famiglia, presentata alla stampa l’Edizione Speciale 1921 – 2021, che ha in bocca tutto il sapore delle colline teramane.

È meraviglioso poter tornare a fare esperienze uniche come queste, soprattutto quando a mancare non è tanto il vino – in questi mesi di casalinghitudine e abbrutimento a tratti ne abbiamo bevuto tutti – ma la bellezza di poter conoscere o riconoscere di persona realtà belle come quelle della Famiglia Barone Cornacchia a Torano Nuovo (Te).

Il Trebbiano macerato 2019 “Edizione Speciale 1921 – 2021”

L’occasione speciale della chiamata a corte è stata la presentazione del Trebbiano d’Abruzzo Doc Macerato 2019 “Edizione speciale 1921 – 2021”, un vino tirato fuori dall’album di foto d’infanzia di Caterina e Filippo, la quinta generazione di vignaioli Cornacchia; un vino emozionale e vibrante che ha il sapore del ricordo, di nonno Alessandro, che prima di imbottigliare lasciava fermentare in grandi tini aperti i vini insieme alle bucce. Dal suo modo di vivere la campagna, coltivare la vite e fare il vino venivano fuori piccoli tesori dal carattere forte, schietto, sincero, particolarità che devono essere piaciute a Caterina e Filippo, che hanno deciso riprendere quel tipo di produzione, adattandola alle nuove tecnologie, per avere un vino di gran carattere.
Sperimentazioni continue e prove su prove hanno portato a creare un vino macerato sì ma non così estremo come potremmo immaginare.

Il Trebbiano macerato 2019 ha un colore giallo carico intenso, dorato, con riflessi ambra; a naso è complesso, con note iniziali di frutta matura e frutta secca, ma anche in grado di sprigionare tutta la balsamicità della mentuccia e della salvia, erbe che crescono spontanee tra i filari delle vigne dell’azienda che opera in totale rispetto della natura e in regime biologico da sempre. Pieno, rotondo e ruvido in bocca, il Trebbiano macerato 2019 ha personalità da vendere, lasciando una piacevole, leggera e intrigante nota leggermente amara sul finale. La fermentazione si svolge a contatto con le bucce e la macerazione avviene per 32 giorni in vasca di acciaio a temperatura controllata di 16-18° C. Terminata la fase di macerazione avviene la separazione delle bucce con la cosiddetta svinatura, per mezzo di una pressa soffice. Successivamente il vino sosta sulle proprie fecce per 12 mesi in vasca di acciaio. Durante questa fase la massa è movimentata periodicamente con batonnage frequenti per portare in sospensione le fecce. Sosta di 6 mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio.

 

Un vino antico e nuovo, nato dall’idea di quel vino di una volta e sviluppato con tecnologie all’avanguardia che hanno permesso a Caterina e Filippo di avvicinarsi più al loro nuovo disegno del fare vino, un Trebbiano dai profumi intensi e dal sorso ricco, pulito e cremoso che ammalia con l’ultima goccia salina lasciata sulle labbra.

L’Azienda Barone Cornacchia, la filosofia, la storia e i personaggi

L’Azienda Barone Cornacchia, le cui origini risalgono al 1488, nella zona di Civitella del Tronto (TE), fu investita nel 1577 della baronia dai Borboni. Dovendosi prendere cura delle terre affidategli, la Famiglia Cornacchia si avvicina alla vitivinicoltura a piccoli passi, ai suoi prodotti e al vino.

Filippo Vizzarro Cornacchia (1870 – 1944) inizia a sistematizzare le cose, perché dedicandosi più costantemente all’arte del produrre vino, studia al meglio quelle meravigliose e fruttifere colline posizionate a metà via tra il mare e il Gran Sasso e dislocate attorno al borgo di Torano Nuovo. Merito dello stesso è anche quello di essersi interessato per la prima volta delle selezioni clonali del Montepulciano che era già largamente diffuso e del reimpianto di tutti i vigneti su innesti di vite americana dopo la devastante infestazione della fillossera. La produzione quindi riceve una spinta, seguita da una maggiore produzione e vendita, infatti i suoi vini (venduti soprattutto come vino da taglio) iniziano a oltrepassare i confini regionali in grandi botti di legno caricate su carri.

 

Ad imbottigliare invece -tra il ’64 e il ’66 su etichetta bianca a nome di Tenuta Agricola Cornacchia, Montepulciano delle Torri– ci pensa Alessandro Cornacchia, diretto discendente, che decide di abbandonare la medicina per prendersi cura delle vigne di famiglia. Così, inizia ad applicare la scienza all’agricoltura, cercando di apportare significativi cambiamenti all’interno della tenuta. Lo fa a modo suo, mettendo in piedi la Cooperativa Le Torri nel 1966, creando in prima persona quello che sarà poi quel tipo di associazionismo che ha salvato diverse realtà enoiche territoriali abruzzesi e cancellando una volta per tutte dai suoi terreni la mezzadria.

Gli anni ’70 sono di Piero Cornacchia, che dopo il servizio militare torna a casa per ereditare l’azienda che purtroppo aveva al tempo scarse risorse economiche. Conscio di quanto avrebbe dovuto fare, si rimbocca le maniche per reimpiantare i vigneti, ingrandire e rinnovare tecnologicamente l’azienda di famiglia. Un uomo instancabile che, nonostante il passaggio del testimone ai figli nei primi anni 2000, ancora si aggira tra i suoi vigneti in attesa della prossima vendemmia.
Quegli anni segnano un passaggio epocale, quando quell’etichetta di color giallo “pantone Barone Cornacchia” diventa la firma di riconoscimento della famiglia in Italia e soprattutto all’estero. In quegli anni, infatti, l’export verso l’America e il Giappone prende piede, motivo per cui ancora oggi i figli non si sentono di snaturare la loro identità, data anche da quel piccolo inconfondibile rettangolo giallo.

Dal 2016 Filippo e Caterina Cornacchia si occupano rispettivamente della produzione e degli aspetti agronomici e della vendita e del marketing. Sostenibilità, rispetto per la storia e sguardo proiettato al futuro sono gli aspetti che contraddistinguono la produzione di questa longeva realtà agricola abruzzese. Titolari illuminati di un’azienda che dimostra da sempre di saper stare al passo coi tempi, utilizzando nuove tecnologie e rispettando l’ambiente e la tradizione enoica di famiglia.

Sono anni questi in cui i due lavorano molto sull’eleganza dei vini, sulla loro pulizia e sulla qualità gustativa che le colline teramane (l’azienda fa parte del Consorzio Colline Teramane Docg fondato nel 2003) garantiscono per la loro particolare esposizione, il terroir calcareo e pietroso e il microclima perfetto assicurato dalla vicinanza al mare e al massiccio del Gran Sasso d’Italia.

L’azienda oggi conta 60 ettari vitati che circondano la cantina, la raccolta viene effettuata a mano e le uve sono immediatamente trasportate in cantina per la salvaguardia della qualità.

Il rispetto della natura è uno dei cardini principe dell’azienda, motivo per cui è stato impiantato un sistema fotovoltaico sui tetti delle strutture, tanto da renderla autosufficiente. Anche le bottiglie utilizzate sono più leggere nella linea Casanova e per effettuare la sanificazione delle cantine vengono utilizzati solo acqua calda prodotta da una caldaia a biomasse alimentata dagli scarti della potatura, diraspatura e scacchiatura delle vigne. Un’azienda che vale la pena visitare per capire quanto anche l’agricoltura malcondotta possa impattare sull’inquinamento globale e un buon motivo in più per scegliere i vini Barone Cornacchia.

LA DEGUSTAZIONE

Non di solo macerato si è parlato, ma anche di Trebbiano d’Abruzzo Superiore Casanova 2020. Un gran vino di facile beva che proviene da una sola vigna, il Lago, con allevamento a cortina semplice pendente. Macerazione di 12 ore sulle bucce ad una temperatura controllata di 8-10° in vinificatore a cappello sommerso; batonnage per un mese, affinamento in acciaio e bottiglia. Un vino carico, di colore giallo paglierino con riflessi dorati. Profumo intenso, fruttato e con note di mela, fiori bianchi e buona nota citrica. Sapore secco, fresco, fine ed equilibrato.

Il Cru Vigna Le Coste Montepulciano d’Abruzzo Superiore Riserva 2016 (il primo clone di questo Montepulciano denominato R7 da Rauscedo, definito anche biotipo teramano, è stato omologato nel 1969 proprio presso l’Azienda Barone Cornacchia). Montepulciano in purezza affinato in botti di rovere di Slavonia di capacità da 30 ettolitri per 14 mesi e poi in bottiglia per 6 mesi. La macerazione sulle bucce va avanti per 8-9 giorni a temperatura controllata di 28°C in vinificatore a cappello sommerso. In questo modo il vino riceve l’ossigeno di cui ha bisogno per il fissaggio del colore, un passaggio che assicura anche una certa morbidezza al vino. Di colore rosso rubino intenso e dal profumo altrettanto penetrante, complesso e fine, con sentori di prugna matura, arriva in bocca con un sapore morbido, persistente, equilibrato ed armonico.

Vizzarro Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg Riserva 2016. Prodotto per la prima volta nel 2003, questo vino ha una produzione molto bassa, scelta dovuta al fatto che l’invecchiamento previsto dal disciplinare del Consorzio deve essere almeno di tre anni. Uve da Clone R7 che vengono raccolte a mano, motivo per cui c’è una selezione accurata di tutti i grappoli. La macerazione sulle bucce avviene per 15-20 giorni a temperatura controllata di 28°C in vinificatore a cappello sommerso. L’affinamento avviene in barrique di rovere americano da 250 litri per 30 mesi e poi 6 mesi in bottiglia. Colore rosso rubino intenso tendente al granato, profumo intenso, complesso, fine con sentori di frutta rossa matura, confettura, pepe nero. Morbido al gusto, persistente, equilibrato, armonico e con tannini vellutati.

Cerasuolo d’Abruzzo Doc Superiore, ottenuto da uve 100% Montepulciano con pressatura soffice e fermentazione in bianco in acciaio. Affinamento in acciaio e poi bottiglia. Tipico colore rosso cerasuolo dal profumo intenso e fruttato, floreale con sentori spiccati di ciliegia. Sapore fresco, intenso, persistente e fine.

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