
A cura di Francesca Mancini

CHE CENA MAGNIFICA AL SERPENTE AUREO DI OFFIDA!
Lo chef Daniele Citeroni chiama a sé 5 amici cuochi per festeggiare il XX anno di Osteria Ophis, il piceno e Offida
Rientriamo in redazione con un ricordo ancora caldo del dicembre appena passato e della magnifica serata vissuta al Teatro Serpente Aureo di Offida, organizzata dall’instancabile e irriducibile Daniele Citeroni Maurizi. Un’opera unica al mondo, interpretata da attori sui generis di gran prestigio che il regista in questione ha voluto accanto a sé per una lunga e mirabolante notte. One shot, un evento organizzato per festeggiare i venti anni di attività di Osteria Ophis, la vita e il ritorno – per così dire – a quella normalità che tanto è mancata da quando il fatale virus è arrivato a far saltare tutti gli ingranaggi, negando al mondo qualsiasi forma di condivisione dell’arte. Una serata organizzata grazie al patrocinio del Comune di Offida e con il supporto della Tenuta Cocci Grifoni.
A rispondere all’invito del mandatario Citeroni amici, cuochi, che con entusiasmo hanno dato il loro contributo alla perfetta riuscita della serata. Tante grazie, dunque, ad Errico Recanati del ristorante Andreina* (Loreto), ad Arcangelo Tinari del ristorante Villa Maiella* (Guardiagrele), a Gianni Dezio di +Tosto (Atri), ad Alessandro Miocchi di Retrobottega (Roma) e Gianmarco Di Girolami di Blob Caffè e Ristorante (Offida), che partiti dalle loro rispettive città, hanno permesso a tutta la platea di poter godere, tra musica e recitazione, delle loro iperboliche preparazioni. A fare da scenario il Teatro Serpente Aureo, un gioiello finito di mettere a punto nel 1820 (rimodernato nel 1862), di concezione barocca di tipo a boccascena (ferro di cavallo), dalla piccola sala gioiello decorata di stucchi e intagli dorati su fondo verde e la volta con le raffigurazioni di Apollo e le Muse, e dei più illustri autori della lirica e della prosa.
Emozionato, Daniele Citeroni apre le danze, salutando i presenti a teatro con un’entrée di benvenuto molto particolare, una piccola scatola di cartone al cui interno è racchiusa, come in uno scrigno, la sua idea di cucina fatta di tanto vegetale e ricerca del sapore assoluto. Un modo di presentarsi divertente e niente affatto scontato che descrive in poche mosse un territorio che ha tanto da raccontare tra cucina, arte, storia e natura. Una sequenza di assaggi che vivono e reinterpretano la gastronomia picena, con rispetto per le tradizioni e curiosità per il futuro che verrà.

Arcangelo Tinari, da Guardiagrele, spunta l’esordio del primo atto con un piatto iconico del ristorante Villa Maiella, il carpaccio di manzo marinato al caffè e cumino di montagna accompagnato da una perfetta vinaigrette agli agrumi; stupisce la platea la chitarra di zafferano, mandorla e mazzancolla di Gianni Dezio, un piatto fuori dagli schemi della cucina classica, dimostrazione di un giovane pensiero avanguardista che conquista e amplifica l’attesa del ritorno dello chef in un ristorante tutto suo. Per il momento ci accoglie in piazza ad Atri, da +Tosto, una proposta di cucina pop in 25 metri quadri.
Ad accompagnare la prima parte la Passerina Spumante Brut Tenuta Tarà, piacevole e delicata, dai riflessi brillanti, con note di fiori bianchi e freschi, mela, pesca bianca e note di pompelmo, che lascia in bocca un profumo avvolgente, morbido, intenso e persistente, perfetto per ogni momento.



Vigorosi e potenti Alessandro Miocchi ed Errico Recanati si fanno interpreti del secondo atto che arriva a sorprendere con il suo pathos crescente tutti i presenti in sala. Il primo, in libera uscita dai suoi Retrobottega, Retrovino e Retropasta romani, entra in scena portando con sé quella idea di nuova cucina italiana di cui Roma sta godendo a pieno da qualche anno, grazie all’inventiva giovane e senza vergogna di alcuni cuochi che, come Alessandro, hanno deciso di rivoluzionare la realtà capitolina con idee giovani, innovative e curiose. Dalle sue camminate nella natura selvaggia Miocchi fa arrivare a tavola un morbido, avvolgente, cremoso risotto alle foglie di fico e burro affumicato, che ha il sapore dell’autunno che apre le porte all’inverno e ai camini accesi nelle vecchie masserie di campagna.


Resta in tema Errico Recanati del ristorante Andreina, che delle braci e dei giochi di fumo è il grande Barbablù d’Italia. Inseparabile ormai dai suoi bracieri, ha preparato per l’occasione l’agnello al tartufo, topinambur e aceto di rapa rossa, un piatto profondo che persegue la storia di famiglia senza temere mode temporanee, uno studio che parla del domani con fare avanguardista e in cui ritrovare al contempo le origini della cucina marchigiana.
Gianmarco Di Girolami, del Blob Caffè, firma il finale dell’opera, con un indimenticabile dessert al cioccolato, visciole e anice verde di Castignano, dolce e cremoso cede il passo alla chiusura del sipario, con la speranza che questa magica notte torni a vivere, di nuovo, tra un anno.
Tra un piatto e l’altro, sempre dalle cantine di Tenuta Cocci Grifoni, l’Offida DOCG Pecorino Colle Vecchio, dal giallo dorato con un leggero riflesso verdolino, di grande intensità e vivacità, al naso intenso con note balsamiche di erbe aromatiche e poi frutta gialla e agrumi, che in bocca si dichiara longevo e persistente, senza alcun cedimento, fresco e sapido.
Il Rosso Piceno Superiore Tenuta San Basso chiude la cena col suo bel colore granato dai riflessi aranciati eleganti, limpido e impenetrabile e di grande vivacità, si presenta al naso intenso con dominante olfattiva di fruttato maturo, complesso di fiori rossi appena appassiti e marasche sotto spirito, fragoline di bosco e spezie dolci di liquirizia, note di erbe aromatiche e rabarbaro. In bocca è un vino strutturato, caldo, fresco e sapido con tannini presenti; il finale è lungo e piacevole con rimandi di liquirizia e marasche, arancia amara e chiodi di garofano.


Lunga vita a Daniele Citeroni, dunque, uomo, cuoco e cittadino del mondo, che nutre il sogno di salvaguardare la cultura gastronomica picena e di cantarne le sue gesta in chiave moderna, contemporanea, e di far conoscere la bellezza di Offida, dei calanchi e delle sue colline rivestite a festa di vigne e ulivi. Un’opera unica che vale di certo la pena di conoscere.



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