Tra anfore e calanchi, Francesco Cirelli e la collina delle meraviglie

A cura di Francesca Mancini

TRA ANFORE E CALANCHI
IL RACCONTO DI UN GIORNO PASSATO IN COMPAGNIA DI FRANCESCO CIRELLI NELLA SUA COLLINA BIOLOGICA

Mi sono persa, per raggiungere Francesco e gli altri che mi attendevano per la presentazione della seconda edizione del libro Marketing del Gusto scritto e curato da Slawka G. Scarso e Luciana Squadrilli, mi sono persa, ed è stato bellissimo farlo.

 

Niente di preventivato, ovviamente, ma la cosa è andata proprio così, ad un certo punto il mio navigatore ha deciso di sconnettermi dalla strada per buttarmi giù per una mulattiera lunga solo un paio di migliaia di metri e che lì per lì mi sono sembrate il triplo, il quadruplo, di più. Ho attraversato vigneti, uliveti, guadato un ruscelletto, rischiato di restare intrappolata nel fango, inseguito un tizio su un trattore che era evidentemente un esperto conoscitore del luogo per la velocità con cui riusciva a prendere le curve nonostante il rozzo mezzo di locomozione, eppure – quando l’ansia si è fatta da parte – il divertimento ha preso il sopravvento, solleticato dalla meraviglia del paesaggio unico che metro dopo metro, albero dopo albero si stava svelando ai miei occhi.

L’azienda di Francesco Cirelli, si trova proprio lì, davanti ai calanchi di Atri, talmente tanto unici da diventare Riserva Naturale WWF, e per arrivarci non c’è bisogno di fare il safari, non abbiate paura, la strada buona c’è e si vede, basta solo comunicare meglio di me con gli aggeggi satellitari messi a disposizione dall’avanguardia tecnologica!

Francesco, Michela e La Collina Biologica

Cielo, terra, vigna, ulivi, qualche casa sparsa qua e là, un angolo di paradiso mosso dalle venature dei calanchi, che partendo da monte calano a valle disegnando linee parallele e giochi di chiaroscuro unici al mondo; sullo sfondo la bella che dorme, che tacita osserva il da farsi dei braccianti intenti nella prima raccolta dell’uva.
Il paradiso che hanno messo in piedi con non poca fatica Francesco Cirelli e sua moglie Michela Palazzo Adriano è anche chiamato La Collina Biologica, perché questo è, ed è così che si fanno le cose qui, nel rispetto della natura e dei suoi cicli vitali, naturali, ambientali.

Francesco è un ragazzo che sa il fatto suo, uscito di casa molto presto per frequentare un liceo, non proprio dietro l’angolo, il Morosini di Venezia – un collegio militare – un’esperienza formativa di cui il ricordo è vivo anche ora che di anni ne ha qualcuno in più, pochi però; poi è il momento di Milano, dove si laurea in Economia e Commercio, alla Bocconi. Da qui nasce il suo interesse per il vino, inizia a lavorare nel settore commerciale per alcune cantine, anche in Sicilia, dove conosce Michela, moglie e madre di Stella. Poi la decisione, il salto nel buio, l’inizio di un’avventura che parte dalle terre di Treciminiere, dove inizia a coltivare uva e a vinificare. Al 2011 risale la sua prima vinificazione in anfora di terracotta, fatta arrivare direttamente dalla Toscana e che oggi utilizza sia per la fermentazione che per l’affinamento.
Una scommessa che negli anni ha dimostrato a Francesco e Michela che i sogni son desideri, fatti a volte di fatica e di felicità, e che si può avere fiducia nella terra, in quella terra solo apparentemente ostica, e che curata e coccolata e rispettata, può diventare un tesoro dal valore inestimabile, vestita di nuova vita.

 

Così, lì dove Francesco da bambino trascorreva le giornate insieme ai nonni Giovina, Attilio, Francesco, oggi i suoi passi solcano le sue vigne, la sua terra, che con zelo coltiva in biologico sin dal 2007. La sua fortuna – dice – è stata dettata dal fatto che non sapendo da dove iniziare ma con l’idea di voler essere quanto più sostenibili, e avendo necessità di dettami da seguire, l’approccio biologico è stata la miglior scelta su cui potesse cadere.

Il ritorno alla Terra

Siamo abituati a guardare gli alberi sempre e solo per quello che è il loro sviluppo verticale aereo, ma non pensiamo mai a quanto essi occupino, “ingombrino” sprofondando nella terra. Le radici sono importanti, tanto per gli alberi quanto per gli uomini e a dimostrarlo sono i tanti ritorni alla terra, a casa, alla vita vissuta.
Ci sono alcune cose che restano impresse come micropigmenti nella nostra pelle, nel nostro DNA e delle volte, nei momenti di caos, si accendono e brillano, portandoci a riflettere e a metterci in discussione.
Andare o restare, provarci o lasciar perdere, dubbi amletici la cui soluzione è, spesso, troppo vicina per esser vista dai nostri stessi occhi. Servono segnali lontani, lampanti, per capire quale direzione prendere.
Un ritorno alla terra che ha portato al ritorno alla vita, una scelta fatta dando ascolto a quei codicini che ad ogni ripensamento si accendono sottopelle, e che ha portato Francesco a costruire qualcosa che fosse davvero suo, a scrivere quel racconto il cui disegno aveva chiaro nella sua testa, una azienda agricola universale, totale, che non si occupasse solo di produzione di vino o olio o agli ulivi, ma anche di fichi, farro, grano senatore cappelli, ceci e fagioli, pomodori, tutti coltivati in rotazione per far riposare i campi, e poi le oche, che aiutano a tenere puliti i campi, la gallina atriana e i maiali neri che, una volta allevati, vengono trasformati da un’altra realtà abruzzese, Fracassa Salumi, conosciuta per gli eccellenti prodotti e per l’inconfondibile ventricina teramana.

La Collina Biologica, le anfore, i vini

Il progetto vive e prende forma con le prime bottiglie di vino vendute sul mercato, subito memorizzabili, merito di quell’etichetta realizzata da Aldo Segat che diventa impronta di riconoscimento dell’azienda; al Montepulciano, nel tempo si aggiungono Cerasuolo, Trebbiano, Pecorino e poi arriva la linea anfora, una novità per il 2011 in Abruzzo; un modus operandi antichissimo, con testimonianze che risalgono all’antica Roma, perduto per evoluzione della specie e della tecnica, oggi tornato per incantare tutti gli appassionati di vini che strizzano l’occhio al passato e che camminano nel futuro.
Inizialmente le anfore sono poche, vengono dalla Toscana e Francesco le tiene in casa, poi la produzione si affina, diventa precisa, e il numero di anfore cresce, tanto da dover allargare la cantina, che disegna con le sue mani.

Sono due linee produttive complementari, la Collina Biologica, che propone vini più “pronti” e adatti a tutti e per un utilizzo quotidiano, a cui appartengono anche i due pet-nat (Trebbiano e Montepulciano) etichettati sotto il segno di Wines of Anarchy.
L’altra, la Linea Anfora, con le quattro Doc regionali (Pecorino d’Abruzzo, Montepulciano d’Abruzzo, Cerasuolo d’Abruzzo e Trebbiano d’Abruzzo) e tre etichette sperimentali di Riserva che sostano più a lungo nelle anfore, conta la produzione di 25mila bottiglie l’anno.

L’Universo Cirelli

Francesco e Michela sono sempre stati due poli magnetici, attrattori di flussi umani che si dirigono verso Atri per vivere insieme a loro un’esperienza diversa rispetto alla solita routine. Nel 2020, nonostante il blocco pandemico, hanno deciso di non restare con le mani in mano e creare un calendario di attività di accoglienza in maniera sistemica; il loro obiettivo, che inizia a regalare soddisfazioni, era quello di portare in cantina non solo gli appassionati enoici e i rappresentanti, ma il turista che ancor prima di conoscere i loro vini, vuole esplorare il territorio, visitare i calanchi e poi perdersi nei vigneti con un calice di vino in mano. Così, Michela, con esperienze professionali nel settore alberghiero e turistico, ha iniziato ad organizzare corsi di yoga tra vigne e ulivi, ritiri di meditazione e percorsi guidati nella Riserva dei Calanchi di Atri, picnic nell’uliveto, scampagnate che hanno avuto una risposta importante e partecipata. Dopo un anno di sperimentazione, nell’estate 2021, è arrivato anche il Cirelli Farm Glamping, ovvero ospitalità di charme in due lodge di legno da cui si gode di una vista panoramica che abbraccia il Gran Sasso. Due strutture, una per 4 e una per 3 persone, entrambe dotate di gran confort, pensate per soggiorni immersivi nella natura.
Interamente realizzate in legno, le casette, sono realizzate dall’azienda toscana Glant e l’arredamento interno è stato curato sempre da Aldo Segat, architetto milanese e socio della cantina.

Negli anni tante ne sono state fatte da Francesco e Michela e qualcosa lascia intendere che ne sentiremo ancora parlare, perché tutto ciò che è fatto con il cuore e con la testa è un gesto d’amore riconoscibile e, in questo caso, riconoscente, alla terra di Atri, ai suoi calanchi e allo spettacolo che ogni giorno si rinnova dal sorgere al calar del sole, all’Abruzzo.

Info:
Contrada via Colle San Giovanni 1
64032 – ATRI (Teramo)
Tel.: +39 085 8700106
Fax: +39 085.45.14.758
Email: hospitality@agricolacirelli.com

Photo: @robertozazzara.com

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