Progetto Quote – Jam Session

Progetto Quote – Jam Session


Il racconto dell’ultima giornata della prima tappa del progetto elaborato da quel bravo ragazzo di Franco Franciosi

A cura di Francesca Mancini

Cosa accade quando otto chef si ritrovano per una jam session culinaria in quel di Mammaròssa?
Accade che si scateni un uragano di emozioni carico di elettricità e gioia allo stato solido.

L’ultima giornata della prima tappa del Progetto Quote di Franco Franciosi si è conclusa proprio così, con la performance scatenata di ben otto chef provenienti anche dal Lazio e dalla Toscana. Tante mani e tanti cuori che hanno suonato all’unisono un fantastico Rock&Roll energico e trasgressivo. Ad accompagnare la scatenata band un coro di produttori enoici indipendenti che stanno facendo grande il nome dell’Abruzzo in tutto il mondo.
La serata avrebbe dovuto svolgersi nel dehors del ristorante tra produttori e cuochi che in cucina avrebbero realizzato a braccio i loro piatti, in un’atmosfera easy e rilassata; purtroppo col meteo non si possono fare patti e data la pioggia tutto è stato ridimensionato e riportato a dimensione Mammaròssa.

Ecco dunque i componenti del gruppo: Franco Franciosi e Francesco D’Alessandro, padroni di casa, alla voce e prima chitarra elettrica, Maki Fukuoka, sempre di Mammaròssa, alla chitarra acustica, Paolo D’Ercole di Eufrosino Osteria (Roma) alla batteria, Marco Cahssai del ristorante Atman a Villa Rospigliosi al basso e poi ancora Leonardo Viglioli da Cesare al Casaletto (Roma) all’Hammond, Jun Ge di Sinosteria (Roma) al violino elettrico e Matteo Compagnucci del ristorante Sintesi (Ariccia) alle percussioni.

 

La band così composta si è esibita in una jam session live della durata di oltre tre ore per un totale di ben 18 piatti realizzati.

A rompere il ghiaccio con un pubblico del tutto ignaro del fatto che di lì a poco avrebbe vissuto una delle cene più bestiali della sua vita Matteo Compagnucci con il suo Bao con pomodoro verde grigliato, mozzarella di bufala, maionese al miso e portulaca.

Maki, la quota rosa, ha sbalordito tutti con il suo Teriyaki di salmone, panata di melanzane, shiso, miso, cipollotto, lampone e scorza di limone.

Al Filetto di pecora in tartare affumicata con cime di rapa, cipolla bruciata e citronette di more acerbe ci ha pensato Marco Cahssai, che non ha sbagliato una nota in tutta la serata.

Francesco D’Alessandro e Franco Franciosi hanno proposto una doppietta molto interessante: Fico caramellato, brodo di culatello e salvia seguito da Rapa rossa arrosto e poi marinata, cacio fiorello e rucola, due piatti intensi e memorabili.

Secondo assolo per Marco Cahssai che torna con la Zucchina alla scapece e Parmigiano Reggiano e grande esibizione di Leonardo Vignoli, un mago in cucina, che ha presentato in carrellata una fantastica Chitarra tirata a mano con baccalà e pecorino, una Cacio e pepe da svenimento, una Gricia ineguagliabile e un’Amatriciana da nove minuti di applausi.

Primo assolo di batteria per Paolo D’ercole che incanta con l’Acqua cotta, una minestra povera realizzata con sedano, carota, cipolla, bieta, figlie di rapa rossa, pomodoro cuore di bue, uovo crudo e pecorino invecchiato sei mesi, crostino di pane rosolato in burro e aglio.

Cahssai torna on stage con un lento, un Bollito di agnello, camomilla e pesto di erbe di campo, perfetto, mentre D’Ercole e Compagnucci si sono occupati del collo di maiale laccato con miele e ribes, timo, alloro e rosmarino, salsa infusione di panna e figlia di fico, salsa di ribes freschi; a seguito Fegatini, erbe spontanee e caprino.

Ultimo, prima di passare ai dolci, un piatto corale, il Costato di pecora cotto sotto la cenere profumato alle foglie di ulivo, santoreggia e finocchietto e il Costato di pecora asado con bruschetta di peperoni arrosto.

Chiudono la performance la Pesca arrosto, sorbetto al sambuco e olio al timo di Franciosi e D’Alessandro, la Mousse al Fagiolo, sorbetto alle more e crumble di Compagnucci e il formidabile Gelato alla crema, terra di cioccolato, fiocchi di sale e caffè China di Om Roastery di Jun Ge.

Accanto a Daniela Franciosi, l’enoica di casa, Andrea Quaglia e Nat Colantonio della Cantina Bossanova che produce vini di alta gamma sulle Colline Teramane a Controguerra, Lorenza Ludovico della Cantina Ludovico, con i suoi Montepulciano e Cerasuolo coltivti in circa un ettaro di terra a Vittorito (Aq); Ottaviano Pasquale che da Prezza (Aq) ha portato con sè i magnifici prodotti della cantina di famiglia Praesidium, e poi ancora Luca Paolo Virgilio della cantina Caprera (Pietranico, Pe) che portano nel bicchiere il senso del luogo, le stagioni e la loro visione. Maria Paola Di Cato, che ha abbracciato il suo destino dopo essere stata chiamata dalla sua terra, da Vittorito (Aq) e dalla sua Az. Agr. Di Cato ha portato con sé il suo essere donna coraggiosa e diffidente delle mode. Ancor più anarchico è il pensiero di Cristiana Galasso vignaiola della Cantina Feudo D’Ugni che senza compromessi porta avanti il suo modo di fare il vino a San Valentino in Abruzzo Citeriore (Pe).

 

Una performance che ha conquistato il pubblico incantandolo per più di tre ore, un convivio che ha riportato al centro dell’attenzione gli uomini e il loro intelletto, perché cosa sarebbe oggi la cucina se non avesse mai conosciuto prima la vera essenza dell’amore?

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