LA TENUTA DEL VICINO
LA SCOMMESSA DI GIAMPIETRO E GIULIO NEL CUORE DEL PARCO NAZIONALE DELLA MAIELLA
A cura di Francesca Mancini
Nei giorni in cui si festeggia Santo Antonio Abate, protettore degli animali domestici, delle rituali uccisioni dei porci allevati in casa e si consumano le tipiche maialate, vi racconto di una realtà che ha preso forma lì dove sembrerebbe difficile farsi venire anche solo un’idea, dove i sogni tendenzialmente restano nel cassetto perché tutto è apparentemente troppo distante, repressi anche dalle circostanze sociali e politiche. Questa però che vi sto per raccontare è una storia di rinascita e speranza, che lancia un messaggio forte e chiaro: nella vita bisogna sapersi buttare perché, in fin dei conti, i sogni nel cassetto… fanno la muffa!
E di coraggio ne ha avuto Giampiero Chiavari, che ha avviato una sua piccola attività in quel di Lama dei Peligni; ci troviamo di fatto ai piedi della montagna madre, la bella Maiella, e all’interno del Parco Nazionale omonimo, dove il sole va a dormire lesto, per tornare al mattino e illuminare il corso del piccolo fiume Aventino. Proprio lì vicino, su terre vecchie di famiglia, Giampietro si è trovato a dedicare del tempo a quella sua idea di allevare qualche esemplare di Maiale Nero d’Abruzzo, mai però avrebbe pensato che sarebbe arrivato ad avere nel giro di pochi anni un vero e proprio allevamento, così ben gestito da sembrare un centro benessere per i suoi ospiti dagli occhi curiosi e orecchie pendenti e ciuffettose.
Il Maiale Nero d’Abruzzo è un animale presente sul territorio italico sin dai tempi dei romani (come le altre specie dal manto più scuro rispetto al maiale rosa a cui siamo abituati), originario della Campania – affreschi a Pompei ed Ercolano ne testimoniano la presenza – fonti letterarie raccontano della sua presenza in Abruzzo dalla metà del ‘900, descritto da Mantovani nella “nuova Enciclopedia Italiana” (1926), citato da d’Annunzio in Terra Vergine e immortalato in una foto di Basilio Cascella all’inizio del XX secolo; baluardo dell’allevamento domestico fino agli anni ’60 è stato poi sostituito dal maiale bianco, proveniente dal centro e nord Europa, più incline all’allevamento in batteria, con carni tendenzialmente più magre, e con una crescita maggiore con un’alimentazione economica e antibiotica. Meno adatto all’allevamento, il maiale nero ha rischiato di estinguersi, restando confinato in poche fattorie a gestione familiare che involontariamente ne hanno salvato la specie.
La Tenuta del Vicino si chiama l’allevamento che oggi conta circa 50 esemplari tra scrofe, 2 verri ed i piccoli che vengono allevati per un anno con una miscela di granaglie naturali pensata appositamente per la specie.
Così, Giampietro inizia a raccontare la sua esperienza di allevatore. Ha poco più di 50 anni ed è sempre rimasto radicato al suo territorio, con una compagna e 4 bellissimi bambini; prima di dedicarsi totalmente a questa attività lavorava a Fara San Martino, in uno dei pastifici che hanno scritto la storia della pasta in Abruzzo, in Italia e nel mondo, ma ha deciso di mollare, perché il richiamo della libertà era troppo più forte della volontà di poter continuare con quella routine.
L’allevamento è diviso per zone, i maschi alfa sono divisi tra loro e a loro volta lontani dalle femmine, alle quali spetta un loft ciascuna e dove anche i piccoli, distinti per cucciolate, trovano spazio per giocare a rincorrersi e rotolarsi nel fango.
Giampietro e Giulio, infatti, gestiscono un allevamento semi-brado a tutti gli effetti, dove gli animali sono liberi di scorrazzare per gli ettari di terra che hanno messo a riuso per la Tenuta, e dove hanno creato tramite canali comunicanti un sistema di distribuzione dell’acqua limpida che giunge sempre fresca e pulita nelle diverse recinzioni.
Ma non finisce qui, perché Tenuta del Vicino sta pian piano crescendo e acquisendo altri terreni limitrofi, in modo da spostare gli animali da un terreno all’altro quando quello occupato non è in grado di soddisfare più le esigenze dei maiali e degli allevatori. Una sorta di allevamento a maggese, insomma.
Ed hanno il sapore di un tempo i prodotti che assaggiamo, solo carne, sale e pepe, a volte peperone secco dolce d’Altino, stagionati al punto giusto, ricchi di sapore genuino, autentico e di altri tempi; di quando per superare i momenti più difficili dell’anno e per sopperire la fame, si facevano conserva, si stagionava, si uccideva il maiale, perché quella carne doveva servire al sostentamento annuale di tutta la famiglia. Riti che si son perduti, ma che stanno ritrovando la vita attraverso i gesti concreti di uomini che, in fondo, non hanno mai dimenticato i loro sogni nel cassetto.
Se siete curiosi e volete assaggiare i loro prodotti, ecco i riferimenti:
Tenuta del Vicino
Lama dei Peligni
Giampietro: +393294552224
Giulio: +393294260752
latenutadelvicino22@gmail.com
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