Daniele Di Russo e la sua Osteria del Mare

DANIELE DI RUSSO: IL CUOCO PESCATORE DAL “CUORE MATTO, MATTO DA LEGARE” E LA SUA OSTERIA DEL MARE

A cura di Francesca Mancini

Guardò il mare e capì fino a che punto era solo, adesso. Ma vedeva i prismi nell’acqua scura profonda, e la lenza tesa in avanti e la strana ondulazione della bonaccia. Le nuvole ora si stavano formando sotto l’aliseo e guardando davanti a sé vide un branco di anatre selvatiche stagliarsi nel cielo sull’acqua, poi appannarsi, poi stagliarsi di nuovo; e capì che nessuno era mai solo sul mare.

Il vecchio e il mare, E. Hemingway

È così che Daniele Di Russo deve sentirsi quando esce in mare al mattino per andare a pesca. Solo, ma mai effettivamente solo, perché la pace che il mare riesce a trasmettergli colma il cuore di beatitudine estatica e poesia. Non sei totalmente soli in mare, soprattutto quando hai la capacità di saper interpretare gli incroci delle correnti e gli spostamenti dei coreografici banchi di pesci che nuotano veloci come frecce quando qualcosa arriva a recar disturbo.
La pesca richiede pazienza, sensibilità, forza, calma, è un’arte che porta a dissociarsi dalla realtà frenetica e convulsa con cui siamo abituati a doverci confrontare ogni giorno, come meccanismi automatizzati, intrappolati in quegli schermi che abbassano gli occhi e negano l’orizzonte; ed è uno sport che Daniele ha scelto di praticare sin dall’età dell’incoscienza, quando da bambino seguiva il padre, anche lui appassionato di pesca ma subacquea, in mare aperto.
È in quei momenti che ha conosciuto la maestosità di quelle acque profonde e dei suoi abitanti, ora veloci e sfuggenti come i tonni, ora giocherelloni e affettuosi come i delfini, che continua a cercare come fosse sempre la prima volta, emozionandosi ad ogni alba conquistata e ad ogni fortunato rientro in porto.

La via del mare e la vita in cucina
Originario di Piazza Grue, a sud della marina di Pescara, Daniele Di Russo ha sviluppato negli anni un particolare feeling con il mare, l’Adriatico, plasmandosi in un essere che – prendendo in prestito il termine di origini dannunziane – si potrebbe definire “acquatile”, amante del mare e di tutte le sue preziose creature.
Sopra ogni altra cosa per Daniele ci sono i tonni, creature mitiche, che ammira in modo sconsiderato, che conosce in ogni minimo aspetto, tanto da non riuscirne a fare cibo per i suoi organi. Li pesca, ma lo fa con rispetto e cura, ama osservarne le forme, le sfumature, ne apprezza la nobiltà, li lavora, li cura, li stagiona, ma solo per gli altri.
È questa forse particolarità di Daniele Di Russo che prima ancora di essere un cuoco è di certo un pescatore, un conoscitore del mare; un approccio diverso che lo porta, per forza di cose, a non sapere cosa significhi fare le prove per starci dentro col food cost.

Non posso farci nulla, è più forte di me – racconta Daniele – quando sono al mercato e quando vengono a trovarmi i fornitori, scelgo solo la selezione migliore della loro offerta, locale, italiana. Per fare bene questo lavoro, il mio primo pensiero non può essere, per nessuna ragione al mondo, quanto costa al chilo questo o quell’altro; sarà un mio limite e probabilmente non mi ripagherà come dovrebbe, ma di certo mi riempie di sentimento quando poi vedo arrivare quelle cassette piene di gioielli con cui lavorare. Il lavoro del cuoco è di certo pesante, ma se preso per il verso giusto, può regalare grandi soddisfazioni e io, nel mio piccolo mondo, ne sto avendo tante. Mi basta un grazie con un sorriso sincero e sono a posto.

Osteria del Mare
Prima di Osteria del Mare, Daniele Di Russo è stato in cucina, si è fatto grande girando tra mare e cucina, qualche volta vincendo, altre perdendo, ma non ha mai perso la verve che distingue e particolarizza il suo carattere solo apparentemente timido, tornando più determinato di prima e consapevole delle sue potenzialità: “lavoro da tanto e, come dicevo prima, questo non è un impiego che puoi fare così alla leggera se non hai una vera e propria passione, perché sai quando inizi e non sai mai quando finisci. A volte la domenica nel primo pomeriggio, quando siamo piegati da tutta la settimana e stiamo lì per staccare in pausa, mi chiamano amici e clienti chiedendomi se possono passare per mangiare una cosa al volo. Io non ce la faccio a dire di no, perché sono molto più felice se riesco ad accontentare loro. Vederli tornare sempre e con la stessa vogli della prima volta, significa per me aver centrato l’obiettivo”.

 

Osteria del Mare ha circa 30 coperti, forse ne cederà un paio con con l’arrivo del secondo frigo per la frollatura dei pesci e l’essiccazione dei prosciutti di mare, mentre gli arredi sono della precedente gestione; su tutto Daniele e la sua crew stanno lavorando per la messa a punto, anche se l’idea di è quella di trovare un “posto al sole”, che dia la possibilità di guardare il mare e vedere il sole, elementi di cui in questo momento soffrono un po’ la mancanza.

Ho bisogno del sole e del mare, sono i miei carburanti – continua Daniele – e credo che tutti qui dentro lavoreremmo meglio se avessimo una finestra aperta sul cielo; quindi, per adesso, mi sto concentrando molto più sulla sostanza che la forma estetica della mia osteria. Il sogno è quello di avere un piccolo affaccio sul mare, sono abituato a contemplarlo ogni giorno e da qui non riesco a farlo; per questo motivo per il momento ho deciso di non investire nell’abbellimento del locale, ma solo sulle materie prime e gli strumenti che mi permettono di fare bene il mio lavoro. Negli anni mi sono specializzato nella stagionatura delle bottarghe che inizio a produrre d’estate quando è il momento giusto, di prosciutti di mare e da poco di salumi; è una proposta diversa dalla solita, me ne rendo conto e mi piace, perché in questo modo offro ai clienti la possibilità di scegliermi per la qualità e per l’offerta non standardizzata.

Un menu mai scritto e uguale, tanto che giorno per giorno Daniele comunica sui canali social di Osteria del Mare cosa propone la cucina, che adopera nella preparazione di un’ottima selezione di crudi a cui si possono aggiungere gli stagionati di mare, particolari antipasti freddi e caldi, 2 o 3 proposte di primi piatti, frittura, arrosto e, se disponibile, un pesce frollato da ripassare in padella o arrostire.

Non mi va di ampliare troppo l’offerta, ciò che determina il mio lavoro è soprattutto la disponibilità del pescato, non comprerò mai pesci che vengono da centinaia di chilometri da qui, e che non sono nel loro periodo di crescita migliore. Tutto in tavola è molto relativo, basta conoscere la materia prima per sapere quando è il momento giusto per cucinare una seppia piuttosto che un tonno o un gambero. I pesci hanno un ciclo biologico come tutti gli esseri viventi e proprio per questo bisogna saper aspettare il momento giusto per goderne a pieno della qualità delle carni.

La sala, i piatti
Alla gestione dei clienti e della sala c’è la compagna di vita di Daniele, Elena Cilli, che conquista per sorriso, gentilezza e competenza in materia. Presente ma mai invadente, prende gli ordini ai tavoli che si divide con Federica, e torna carica di magnifici doni da distribuire ai presenti.

 

Le danze si aprono con crudo di gamberi rossi, gobbetti, scampi, carpaccio di tonno e spigola, nessun condimento oltre un filo d’olio extravergine di oliva, di quello buono, per sigillare i sapori e niente più, e poi il prosciutto di spada, tonno, trota (ma è una rarità) e speck di ventresca che si scioglie in bocca.

Con i cucinati arriva l’insalata di tonno (fuori) di testa, preparata con tutte le parti nobili del capo dell’animale, condita con cipollina e olio, nulla più una bomba a mano, come i piccoli cuori che arrivano infilati dal dardo di Cupido che rapisce la mente, passati velocemente sulla brace e portati ancora bollenti a tavola. E poi? E poi c’è lei, la regina, la trippa di pescatrice, perfetta nel suo guazzetto di pomodoro a pera francavillese (ottimo anche per condire una chitarrina tirata a mano), alici scottadito e “bummalitte”, le goduriose lumachine di mare che se non ti lecchi le dita, godi solo a metà.

Potrebbe finire così, ma per i più audaci c’è la mugnaia di mare, una tipica pasta abruzzese tirata a mano, al peperone rosso d’Altino – nell’impasto – e vongole, o una linguina ai gamberi mantecata in una bisque a dir poco perfetta.

Un consiglio per veri, veri, intenditori? Buttate un occhio nel frigo dei frollati, potrebbe capitarvi di trovare le parti più nobili di una splendida mazzolina di 4kg (testa, lisca, coda) o di altri esemplari, come è successo a noi. Ordinatela e fidatevi di Daniele, rimarrete felicemente sbalorditi di cosa mangerete.

Osteria del Mare
Via Puglie 14, Pescara
Tel: +393914792525
Chiuso: lunedì e martedì
www.instagram.com/osteriadelmare_

Foto www.robertozazzara.com

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